I primi reperti archeologici sono rinvenuti casualmente nel 1972 durante la costruzione di una strada. Successivamente vengono localizzate due distitne aree, entrambe limitate per estensione: una situata a circa 100 metri dalla cima del monte ed una situata sulla cima stessa.
Nella prima area vengono portate alla luce oltre duemila punte di frecce di ferro, alcuni frammenti di bronzo, varie ceramiche e due statuette di bronzo integre rappresentanti due figure maschili stilizzate, oggi visibili al Museo Civico Archeologico di Fiesole. Nella seconda area sono ritrovati frammenti di vasi appartenenti al periodo etrusco, tutti riconducibili a varie tipologie di ceramiche (bucchero a pareti sottili, buccheroide grigio, terrecotte d’impasto, etc.).
Grazie all’interessamento del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Medioevo e Rinascimento e Linguistica dell’Università degli Studi di Firenze viene iniziata una nuova campagna di scavo nel 2011.
La nuova concessione di scavo, finanziata dall’Unione di Comuni Valdarno e Valdisieve e portata avanti dalla cattedra di Etruscologia e Archeologia italica, ha permesso di rinvenire resti di un insediamento etrusco sulla parte più alta di Monte Giovi databile tra il IV e il IV secolo a.C..
L’area pianeggiante individuata è di circa 1300 m², ed era già evidente in alcune foto aeree del 1960 e del 1970. Al suo interno sono stati rinvenuti reperti riferibili a olle e ceramiche domestiche oltre ad alcuni frammenti di bucchero.
Si è dunque ipotizzato che Monte Giovi, oltre ad aver rappresentato un’area fortificata all’interno del cosiddetto ager Faesulanus, sia stata anche un luogo di culto.